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TUTTO ITALIA

Considerazioni del giorno - 29 settembre 2010:


Dopo le animate iscussioni di ieri in aula del Parlamento I finiani e l'Mpa, alla votazione sono risultati decisivi per la maggioranza. La Lega visti i risultati torna a chiedere a forza il voto a marzo. E Berlusconi che in serata, dopo un brindisi con le deputate per festeggiare il suo 74° compleanno, sembra piegarsi all'ipotesi: "Se è così meglio andare al voto...", avrebbe detto a Bossi - secondo fonti di agenzia nel corso di una telefonata. Il verdetto che arriva dall'aula di Montecitorio al termine della votazione di fiducia al governo non dà sicurezza al premier. Con l'esecutivo si sono schierati 342 deputati, contro 275 (i presenti al voto sono stati 620, i votanti 617, la maggioranza richiesta di 309). E per di più tra i 9 assenti uno solo era del Pdl. Inoltre c'è un dato da tenere in assoluta evidenza: 38 dei 342 voti a favore sono dei finiani (hanno 35 deputrati ma in due hanno detto no a Berlusconi) e degli uomini di Lombardo (5). I primi protagonisti da mesi di uno scontro interno al Pdl, i secondo fortemente critici nei confronti dell'esecutivo. Senza di loro, infatti, il governo non avrebbe ottenuto la fatidica 'quota 316', cioè la metà più uno dei componenti dell'assemblea di Montecitorio. Una situazione che mette Berlusconi in una situazione imbarazzante da un punto di vista politico e che gli fa dire, rivolto al capogruppo dell'Italia dei Valori Massimo Donadi: "Sto passando un compleanno di merda". Non a caso i leghisti si dimostrano preoccupati: "La strada è stretta e i numeri risicati - dice Umberto Bossi - nella vita è meglio prendere la strada maestra, la strada maestra è il voto. Berlusconi non ha voluto andare alle votazioni e ora siamo a questo punto". Perentorio il ministro Roberto Maroni che, in una conversazione con Nichi Vendola e Franco Giordano, captata dalle telecamere del Tg7, prevede: "si vota a marzo". La giornata inizia con Berlusconi che arriva alla Camera per chiedere la fiducia per sè e il suo esecutivo. Lo fa con il solito discorso. Un discorso che elenca "i successi" del governo e traccia le linee guida secondo il futuro. Lancia un appello alla "coesione", il premier che mette nel cassetto gli accenti polemici con i finiani. Cerca consensi il presidente del Consiglio e per farlo tocca temi cari ai centristi (il quoziente familiarie) e all'Mpa di Lombardo (gli investimenti al Sud). La palla passa ai finiani che annunciando il voto di fiducia compiono nello stesso tempo un passo decisivo verso lo strappo dal Pdl. E' lo stesso Fini, forte del risutato di essere decisivo per la maggioranza a riunire i suoi e a dare l'annuncio della messa in moto della macchina organizzativa che darà vita a quello che i "futuristi" preferiscono chiamare 'nuovo soggetto politico' e non partito. "Martedì si convocherà il comitato promotore che dovrà dare vita al nuovo soggetto, che si chiamerà Futuro e libertà. Verranno convocati i tre gruppi: Camera, Senato e parlamento europeo" conferma il finiano Carmelo Briguglio. Il clima quindi resta teso. tanto che Fini confessa ai suoi di considerare "un'illusione pensare che non riprenderanno gli attacchi di Berlusconi", così come credere che la legislatura procederà "senza problemi". Frasi che fotografano un clima insano che va ben oltre il voto di oggi. Non a caso la Lega, tentatissima dal voto, pur annunciando il voto di fiducia, restano scettici. "E' dura ma ce la faremo - dice Umberto Bossi - Ma a lungo termine non regge niente. Non c'è niente di eterno". Frasi che confermano una certa freddezza da parte dei parlamentari leghisti che non sarebbero rimasti particolarmente colpiti dall'intervento del premier. Giorgio Napolitano da Parigi ribadisce che "è un bene" che la legislatura continui il suo cammino, la reazione delle opposizioni è unanime e dura. "Discorso incommentabile", dice il Pd Pier Luigi Bersani. Per Antonio Di Pietro, Berlusconi "è un serpente a sonagli, retto dai venduti". Insoddisfatti anche i centristi. "E' un discorso pieno di buoni propositi, da primo giorno di scuola - commenta Pier Ferdinando Casini - Ilpremier nel discorso ha promesso di finire la Salerno-Reggio e stamattina il governo invece ha tagliato i fondi". Più tesa la replica pomeridiana di Berlusconi. Che, davanti alle contestazioni dell'opposizione, nega la di aver comprato i parlamentari: "Accusarmi di questo è una cosa non inaccettabile". "All'interno dell'Udc si è determinata una scissione di alcuni parlamentari (gli Udc siciliani ndr) che non si sono riconosciuti nella linea del loro leader. Questi parlamentari non avranno e non hanno chiesto nessun premio, nessun sottosegretariato" quasi urla il presidente del Consiglio. Poi l'appello: "Mi aspetto risposte alte da Pd e Udc". Incendiaria la dichiarazione di voto di Antonio Di Pietro che definisce il premier "piduista", "ricattatore", "pregiudicato illusionista" e "stupratore della democrazia". l deputati del Pdl cominciano animatamente a protestare con Fini ed escono dall'Aula. Anche Berlusconi si alza per chiedere l'intervento del presidente della Camera. Che interviene richiamando quattro volte Antonio Di Pietro: "Le ingiurie non sono ammesse". Poi tocca ai finiani. Con Bocchino che annuncia la fiducia al governo ma non manca di sottolineare la nascita dell'asse con l'Mpa di Lombardo ("il sostegno all'esecutivo arriva da tre gruppi anziché due, con quattro forze a sostenere il governo anziché tre") ponendo paletti precisi sulla giustizia. Per il Pd parla il segretario Pier Luigi Bersani che attacca il premier. Ed è un affondo durissimo: "Come facciamo a prendere sul serio un discorso debole, pieno di promesse risapute, che non arrivano mai? Lei è l'impresario del teatrino della politica e sono 15 anni che racconta favole" dice il leader democratico rivolto al Cavaliere. Poi tocca alla Lega: "Avete votato tutte le leggi che hanno favorito la cricca". Infine la conclusione tra gli applausi dei compagni di partito: "'Questa e' una fiducia messa per debolezza, nessuno vuole il cerino in mano, è la fiducia del cerino. Oggi si chiude purtroppo una pagina vecchia. Quella nuova la apriamo noi". Dal capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchito infine arriva un messaggio verso il nuovo Fli: "Pongano fine alla guerriglia e al logoramento". Si arriva così al voto. Berlusconi chiede un sì e un no "per fare chiarezza". Con lui si schierano Pdl, Lega, finiani (meno Granata), i cinque deputati di Noi Sud, alcuni dei 5 dell'Mpa (con molto scetticismo e stringendo il legame con i finiani), i cinque ex Udc siciliani, l'ex Api Cesario e il repubblicano Nucara. L'Svp si astiene. Risposte negative arrivano dai Liberaldemocratici, il repubblicano La Malfa, dall'Api, dall'Idv, dal Pd e dall'Udc (che rimanda al mittente l'appello del Cavaliere: "Berlusconi non è moderato") che dicono no alla fiducia. Roberto Menia (Fli), Giancarlo Pittelli (Pdl) e Rocco Buttiglione (Udc) non riescono a votare. Finisce con le cifre che dicono che il governo dipende dal Fli e Mpa e con i finiani che avvisano: "Senza di noi l'esecutivo non esiste". Domani la replica al Senato.

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