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TUTTO ITALIA

Considerazioni del giorno - 2 ottobre 2009:

Tra gli eventi che caratterizzano queste prime giornate di ottobre, è la manifestazione del giorno 3 che si terrà in difesa della libertà di espressione e di stampa contro le iniziative del Governo di imbavagliare ogni forma di commento o critica nei confronti di Berlusconi, sulla sua condotta e sul suo operato.
Le ragioni per cui si è arrivati fino a questo punto sono state la debolezza dei governi precedenti deficitari del senso di coscienza di cosa vorrebbe significare una "democrazia", che hanno permesso di far entrare in politica una persona con un conflitto di interessi scandaloso, e pari peggio permesso l'entrata in politica di uno "pseudopartito", che più che un partito politico è un "movimento sovversivo" anticostituzionale, quale la Lega di Umberto Bossi & C., il quali sono insediati nel Governo di uno Stato che addirittura non riconoscono come tale.
Dopo quest'anomalia della nostra politica, la logica conseguenza sono stati dei risvolti a dir poco assurdi, che addirittura minano la nostra democrazia già di per se compromessa e scalfita dai numerosi intrighi prodotti da una vasta fauna melmosa composta da intrecci tra mafia e politica; massonerie e servizi segreti nazionali ed esteri.
Il "caso Berlusconi", oltre al conflitto d'interessi, fa balzare in evidenza il "carattere" dell'imprenditore allo stato puro prestato alla politica. Un imprenditore che ancora non ha capito la differenza del fare il capo di un'azienda e di governare un paese. Berlusconi, durante la sua vita in affari è sempre stato abituato a situazioni e confronti con innumerevoli tipi di gente e di situazioni, per cui è necessario stare sempre sulla difensiva; un imprenditore solitamente dorme male la notte, ha una vita piena di adrenalina per i continui stimoli portati da problemi da affrontare giornaliermente e di ogni genere, e solo se si abbassa la guardia si rischia finire sottosopra. Un imprenditore per poter sopravvivere deve essere spietato, un po' dittatore insomma, ma permettere ad un imprenditore di entrare in politica, con tutto il suo bagaglio caratteriale potrebbe essere un disastro poichè lo stesso potrebbe pensare che il Paese che dirige è di sua proprietà; i cittadini suoi dipendenti; il Parlamento come la sua ditta che deve produrre frutti esclusivamente alla sua persona, ignorando che dirigere un paese democratico significa fare l'interesse comune, quello delle persone che compongono il paese, quindi una cosa ben diversa dal dirigere la propria azienda.
Considerando questi fatti, si capisce così la ragione dell'avversità per ogni forma di critica e dei diversi modo di pensare: il dipendente "deve" pensare come il proprio padrone; una diversa opinione della propria del padrone può provocare il licenziamento del "dipendente"; il padrone si sente autorizzato di non rispondere alle domande dei propri "dipendenti"; tutti devono eseguire gli ordini del "padrone".
Berlusconi, abituato per decenni ad essere assecondato, a ricevere plausi e approvazioni dal proprio personale delle sue aziende, che spesso ridevano e fingevano di essere molto divertiti anche alle sue battute più squallide, ora gli sembrano strane ed offensive le critiche e gli "storcere dei nasi" quando ad esempio da del "kapò" a qualche parlamentare o dell'"abbronzato" al Presidente degli Stati Uniti.

LE 10 DOMANDE POSTE DA "La Repubblica" al Premier Silvio Berlusconi, il quale si rifiuta di rispondere:

 Considerazioni del giorno ed Eventi politici vecchie edizioni

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