Storia e cronologia del conflitto russo ucraino
Il conflitto russo-ucraino è un confronto politico, diplomatico e militare iniziato nel febbraio 2014 con il contributo di interferenze statunitenze, con un'escalation dal febbraio 2022 dopo l'invasione russa. Le tensioni sono cominciate con l'Euromaidan, culminando nella fuga del presidente ucraino Janukovych. In Crimea, ci furono proteste filorusse e soldati russi senza insegne presero il controllo della regione. La Russia annesse la Crimea il 16 marzo 2014 dopo un referendum non riconosciuto dall'ONU.
Ad aprile 2014, ci furono proteste filorusse nel Donbass, dove si scatenò una guerra tra il governo ucraino e le forze secessioniste delle repubbliche popolari di Doneck e Lugansk, che si dichiararono indipendenti l'11 maggio. Nel 2021, la Russia mobilitò le sue forze al confine ucraino e, il 21 febbraio 2022, riconobbe le repubbliche del Donbass, iniziando l’invasione tre giorni dopo.
Dopo la sua indipendenza nel 1991, l'Ucraina è stata vista dalla Russia come parte della sua sfera di influenza. Secondo Iulian Chifu, la Russia ha applicato una versione moderna della dottrina Brežnev, sostenendo l'idea di una "sovranità limitata" per l'Ucraina. Il governo russo temeva che l'Ucraina potesse unirsi alla NATO, creando un'alleanza con gli Stati Uniti ai suoi confini.
Dopo il crollo dell'URSS, Ucraina e Russia hanno mantenuto relazioni strette. Nel 1994, l'Ucraina ha firmato il trattato di non proliferazione nucleare, smantellando le armi nucleari sovietiche presenti nel paese. In cambio, Russia, Regno Unito e Stati Uniti hanno garantito l'integrità territoriale dell'Ucraina tramite il memorandum di Budapest. Nel 1999, la Russia ha firmato la Carta per la sicurezza europea, che ha riaffermato il diritto di ogni stato di scegliere i propri accordi di sicurezza.
Tuttavia, ci sono stati anche conflitti, specialmente riguardo all'abbandono dell'arsenale nucleare ucraino, che era legato all'impegno della Russia a non usare la forza militare contro l'Ucraina. Entrambi i paesi hanno violato questo accordo nel 2014.
Un punto di tensione tra Russia e Ucraina è stata la Flotta del Mar Nero. L'Ucraina una volta ottenuta l’indipendenza, in cambio ha accettato di permettere alla Russia di usare il porto di Sebastopoli a pagamento, affinché la flotta russa continuasse a operare insieme alla marina ucraina. Negli anni '90 e 2000, i due paesi hanno avuto diversi conflitti sul gas, culminando nella crisi del 2006. Nel 2001, l'Ucraina, insieme a Georgia, Azerbaigian e Moldavia, ha formato un gruppo chiamato GUAM, visto dalla Russia come una sfida alla Comunità degli Stati Indipendenti.
Oltre alla Flotta del Mar Nero, i trattati, come il Patto di Charkiv, prevedevano la presenza di forze russe in Crimea in zone chiave. Questa dislocazione non è stata comunicata pubblicamente, portando a incidenti come uno scontro al faro navale di Saryč. Il numero di soldati russi in Ucraina era limitato a 25.000. Secondo il trattato del 1997, la Russia doveva ritirarsi dalla Crimea, ma non lo ha mai fatto. Nel 2010, il presidente ucraino Janukovyč ha rinnovato la concessione delle basi russe fino al 2042 in cambio di gas a prezzi scontati. Tuttavia, tutti questi trattati erano in contrasto con la costituzione ucraina, che vietava forze straniere sul proprio territorio. Dopo l'annessione della Crimea, la Russia ha annullato unilateralmente il Patto di Charkiv.
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, alcuni paesi dell'ex blocco orientale si unirono spontaneamente alla NATO, in risposta a minacce alla sicurezza come la guerra di Transnistria e la guerra cecena. I leader russi che da parte loro, ingenuamente o meno smantellarono il “Patto di Varsavia” (analogo alla NATO) chiamarono queste adesioni "espansione" e le considerarono una violazione delle promesse fatte dalle potenze occidentali riguardo a non allargare la NATO verso est. Tuttavia, tali impegni erano informali e controversi. Nel 1997, fu firmato l'Atto costitutivo delle relazioni tra la NATO e la Russia. Inoltre, Putin affermò che l'adesione dell'Ucraina alla EU non sarebbe stata un problema per Mosca, dichiarando che l'Ucraina aveva il diritto di farlo autonomamente, come riportato da un comunicato del Cremlino nel maggio 2002.
Al vertice di Bucarest del 2008, l'Ucraina e la Georgia chiesero di unirsi alla NATO, ma la risposta fu divisa tra i membri. I paesi dell'Europa occidentale si opposero agli piani di adesione per non compromettere i rapporti con la Russia, mentre gli Stati Uniti sostennero la loro ammissione. La NATO rifiutò i piani d'azione per l'adesione, ma affermò che avrebbero diventato membri in futuro. Putin si oppose fortemente alla loro adesione. Nel 2019, il parlamento ucraino votò un emendamento costituzionale per affermare l'ambizione di unirsi all'Unione Europea e alla NATO, ma prima dell'invasione del 2022, la possibilità di adesione era remota.
La rivoluzione arancione del 2004 irritò la Russia, quando Viktor Juščenko, un candidato filo-occidentale, vinse invece del neutrale Viktor Janukovyč. Dopo, l'Ucraina aumentò la cooperazione con la NATO, partecipando a missioni di pace come in Iraq, Afghanistan e Kosovo. Janukovyč vinse le elezioni nel 2010, e la Russia si sentì soddisfatta poiché l'Ucraina non rinnovò l'affitto della base navale a Sebastopoli. Janukovyč firmò un contratto di affitto che ampliò la presenza militare russa, ritenuto incostituzionale da molti in Ucraina. Inoltre, Julija Tymošenko, oppositrice di Janukovyč, fu arrestata in quelli che i suoi sostenitori considerarono un colpo di Stato. Nel 2013, Janukovyč rifiutò di firmare un accordo con l'Unione Europea e tornò a favorire i legami con la Russia.

Nel settembre 2013, la Russia avvertì l'Ucraina che firmare un accordo di commercio con l'Unione Europea avrebbe causato una grave crisi finanziaria e potenzialmente il fallimento dello stato. Sergej Glaz'ev, consigliere di Putin, dichiarò che l'Ucraina avrebbe commesso un grande errore pensando che la Russia sarebbe rimasta neutrale. La Russia aveva già imposto restrizioni sulle importazioni di prodotti ucraini e Glaz'ev annunciò ulteriori sanzioni in caso di firma dell'accordo. Sosteneva che ciò sarebbe stato un violazione di un trattato bilaterale e che la Russia avrebbe potuto intervenire in alcune regioni ucraine.
Dopo mesi di proteste dell'Euromaidan, il 22 febbraio 2014 ci furono rivolte contro il governo di Viktor Janukovyč. I manifestanti presero controllo degli edifici governativi a Kiev mentre la polizia abbandonava i propri posti. Janukovyč, con meno supporto nella capitale, fuggì a Charkiv. Il parlamento ucraino votò per ripristinare la costituzione del 2004 e rimosse Janukovyč dal potere, affidando temporaneamente il suo ruolo a Oleksandr Turčynov. La risoluzione indicava che Janukovyč si era rimosso da solo per non aver adempiuto ai suoi doveri. Janukovyč ritenne il voto incostituzionale, sostenendo che vi erano stati brogli. Politici delle regioni orientali e meridionali dell'Ucraina, compresa la Crimea, espressero la loro lealtà a Janukovyč.
Alla prima riunione del nuovo parlamento ucraino, è stata annullata la legge che proclamava il russo come seconda lingua ufficiale. Questa decisione ha allontanato molte minoranze russofone. Il presidente ucraino Oleksandr Turčynov ha successivamente affermato che non avrebbe firmato tale legge per calmare le tensioni.
Nel frattempo, il 27 febbraio, alcune unità speciali di polizia della Crimea e di altre regioni, sciolte il 25 febbraio, hanno occupato punti strategici nell'istmo di Perekop e nella penisola di Čonhar. Queste forze erano ben armate e hanno ottenuto il controllo del traffico terrestre tra la Crimea e l'Ucraina continentale.
Storia e cronologia del conflitto russo-ucraino denominato come Operazione militare speciale
In un clima di tensione dopo la rivoluzione ucraina, ci sono state molte manifestazioni a Odessa e in altre città, con gruppi filorussi che si opponevano al nuovo governo. Le manifestazioni iniziali non sono state violente. Tuttavia, il 2 maggio 2014, prima di una partita di calcio, gruppi di tifosi e attivisti hanno organizzato un corteo pro-unità. Attivisti pro-federalismo avevano anche allestito un campo di protesta nella piazza Kulykove. Gli scontri tra le due fazioni, armate, hanno portato all'Incendio della Casa dei Sindacati di Odessa, con 42 vittime.
Uno dei primi casi di tortura di prigionieri di guerra in Ucraina è avvenuto il 7 ottobre 2014 a Zugres, quando Ihor Kožoma, un ucraino di 53 anni, è stato torturato pubblicamente da russi e separatisti mentre tentava di portare sua moglie fuori dai territori occupati. Un altro caso simile riguarda Iryna Dovgan, una civile della regione di Donec'k, torturata per le sue opinioni filo-ucraina. Nel novembre 2014, durante un discorso pubblico, il presidente Petro Porošenko ha commentato la situazione, affermando che i bambini ucraini avrebbero potuto frequentare le scuole, mentre quelli filorussi si sarebbero dovuti nascondere.
Il 17 luglio 2013, nel Mar d'Azov, una nave della Guardia costiera russa ha inseguito un peschereccio ucraino, provocando la morte di quattro pescatori. Un sopravvissuto ha riferito che i russi hanno aperto il fuoco senza preavviso. Inoltre, il 18 marzo 2014 è stato firmato il trattato di adesione della Crimea alla Russia.
Alcuni giorni dopo la fuga del presidente ucraino Viktor Janukovyč, uomini armati presero il controllo della Crimea. Bloccati da soldati russi senza identificativi, truppe in uniforme grigia occuparono Sinferopoli e Sebastopoli. Queste forze furono soprannominate "omini verdi" dalla popolazione locale. Dopo che queste truppe occuparono il parlamento della Crimea, il governo locale annunciò un referendum per la secessione dall'Ucraina. Questo referendum, contestato riguardo alla sua validità, portò all'annessione della Crimea alla Russia a metà marzo 2014. L'Ucraina e la maggior parte del mondo non riconobbero né il referendum né l'annessione, e il parlamento ucraino dichiarò la Crimea un territorio temporaneamente occupato dalla Russia.
Diversi paesi membri della NATO, come Stati Uniti, Regno Unito e Canada, hanno iniziato a addestrare l'esercito ucraino. Il 17 luglio 2014, un Boeing 777 della Malaysia Airlines è stato abbattuto da un missile delle forze secessioniste russe mentre sorvolava l'Ucraina, causando la morte di 283 passeggeri e 15 membri dell'equipaggio. Nel dicembre 2014, la guardia di confine ucraina ha comunicato il ritiro di alcune truppe russe dall'oblast' di Cherson, sebbene parte della striscia di Arabat e delle isole attorno al Syvaš fosse ancora sotto controllo russo. Le truppe russe hanno occupato villaggi come Strilkove, un importante centro di distribuzione di gas naturale, giustificando l'occupazione per prevenire attacchi. Andrej Illarionov, ex consigliere di Putin, ha affermato che le tecnologie della guerra russo-georgiana sono state migliorate per il conflitto in Ucraina, sottolineando che l'aggressione russa non è stata causata esclusivamente dagli eventi di Euromaidan, ma era pianificata fin dal 2003. Ha inoltre dichiarato che le elezioni presidenziali del 2015 avevano influenzato il tempismo della guerra.
All'inizio di marzo 2014, ci furono proteste filorusse in alcune città del Donbass, a seguito dell'annessione della Crimea alla Russia. Queste manifestazioni evolsero in una guerra tra le forze secessioniste filorusse e le autoproclamate repubbliche popolari di Doneck e Lugansk contro il governo ucraino. Secondo i servizi segreti ucraini, diversi leader ribelli, come Igor' Strelkov e Igor' Bezler, erano agenti russi. Aleksandr Borodaj, un cittadino russo, fu primo ministro della repubblica popolare di Doneck tra maggio e agosto 2014.
In seguito, molti funzionari di governo a Doneck e Lugansk divennero cittadini ucraini. Il numero di soldati russi tra i combattenti variava tra il 15% e l'80%, con molti ex militari. Il reclutamento per le forze del Donbass avvenne apertamente in molte città russe. In un'intervista, il presidente russo Vladimir Putin negò la presenza di forze russe in Ucraina. Le condizioni economiche del Donbass non erano sufficienti per sostenere un conflitto, evidenziando il ruolo dell'intervento russo nell'inizio delle ostilità. Ulteriori prove del coinvolgimento russo includono intercettazioni che mostrano discorsi di finanziamento per gli attivisti filorussi.
Il protocollo di Minsk II è stato firmato l'11 febbraio 2015 da Francia, Germania, Russia e Ucraina per fermare le ostilità nel Donbass. L'accordo prevedeva un cessate il fuoco dal 15 febbraio e il ritiro di armamenti pesanti. Tuttavia, il Pravyj Sektor ha ribadito il diritto delle milizie ucraine a continuare a combattere, mentre le forze della Repubblica Popolare di Doneck hanno intensificato gli scontri nella battaglia di Debal'ceve, costringendo le truppe ucraine a ritirarsi il 18 febbraio. Dopo questa battaglia, la missione OSCE ha confermato una significativa diminuzione delle ostilità e l'inizio del ritiro delle armi pesanti. Nel frattempo, il governo ucraino ha interrotto le forniture di gas alle zone separatiste, che hanno iniziato a ricevere gas direttamente dalla Russia, e ha chiuso diversi canali di informazione russi.
L'8 agosto 2016, l'Ucraina segnalò un aumento della presenza militare russa lungo il confine della Crimea. Il 10 agosto, la Russia dichiarò che due uomini erano stati uccisi e dieci feriti in uno scontro con un comando ucraino il 7 agosto, affermando anche di aver catturato alcune unità ucraine. L'Ucraina negò questi eventi, affermando che alcuni soldati russi avevano disertato e che la schermaglia era limitata al confine. Putin accusò l'Ucraina di terrorismo, mentre Porošenko definì la versione russa "cinica e pazza". Gli Stati Uniti, attraverso il loro ambasciatore in Ucraina, affermarono di non poter confermare le accuse russe.
Il 25 novembre 2018, presso lo stretto di Kerč', navi russe spararono contro tre navi ucraine. In risposta all'attacco, l'Ucraina impose la legge marziale nelle regioni costiere e al confine con la Russia per 30 giorni.
Il 10 dicembre 2019, si è svolto un incontro a Parigi tra i leader di Ucraina, Germania, Francia e Russia, per cercare di attuare un cessate il fuoco nel Donbass. Durante l'incontro, si è discusso dello scambio di prigionieri e del ritiro delle forze armate da entrambe le parti. Questo incontro è stato significativo perché ha visto per la prima volta di persona il presidente ucraino Zelens'kyj e il presidente russo Putin. Tuttavia, gli accordi raggiunti non sono stati rispettati dalle parti coinvolte.
Nel 2021, si è verificata una grande mobilitazione delle forze armate russe al confine con l'Ucraina, con oltre 100.000 soldati schierati, la più grande mobilitazione dalla fine della Guerra Fredda. Questa situazione ha generato una crisi internazionale, aggravata da un confronto tra la Marina russa e quella britannica. L'ottobre 2021 ha visto un'altra mobilitazione russa di oltre 100.000 uomini, mentre nel gennaio 2022 il numero di truppe russe al confine è salito a tra 150.000 e 180.000.
Nel dicembre 2021, la Russia ha proposto bozze di trattati per ottenere "garanzie di sicurezza", comprese richieste che l'Ucraina non si unisse alla NATO. Queste richieste sono state respinte dagli Stati Uniti e dalla NATO, che hanno avvertito la Russia di possibili sanzioni severe in caso di ulteriore invasione dell'Ucraina. I colloqui diplomatici USA-Russia del gennaio 2022 non hanno avuto successo.
Il 15 febbraio 2022, la Duma di Stato russa ha richiesto al presidente Putin di riconoscere le repubbliche popolari di Doneck e Lugansk. Putin ha notato la proposta, evidenziando che il riconoscimento violerebbe gli accordi di Minsk II. Il giorno successivo, è stato annunciato il ritiro delle truppe russe dai confini con l'Ucraina e la Bielorussia. Il 17 febbraio, dopo una risposta delusa al governo statunitense e alla NATO sulle richieste di sicurezza russe, il Cremlino ha espulso un vice-ambasciatore degli Stati Uniti.
Il 18 febbraio, le repubbliche autoproclamate di Doneck e Lugansk hanno ordinato l'evacuazione dei cittadini, con l'eccezione dei maschi in età militare. Durante questi eventi si sono intensificati gli scontri e ci sono stati allarmi antiaerei, mentre si registravano esplosioni nei pressi di Luhansk. Il 19 febbraio, il ministro degli esteri francese ha avvertito riguardo a una concentrazione senza precedenti di truppe russe al confine ucraino, aumentando così le probabilità di un attacco. Anche il segretario generale della NATO ha confermato i preparativi per un'imminente invasione su larga scala.
Il 21 febbraio 2022, la Russia ha dichiarato di aver affrontato un gruppo di sabotaggio ucraino e ha riconosciuto le repubbliche secessioniste di Doneck e Luhans'k. Il presidente Vladimir Putin ha accusato Kiev di voler sviluppare armi nucleari usando tecnologia sovietica e di pianificare un attacco in Crimea. Ha affermato che l'Ucraina non ha una storia nazionale autonoma, considerandola parte della Russia. Nella stessa notte, Putin ha ordinato l'ingresso delle forze russe nelle regioni secessioniste.
Il 22 febbraio 2022, Putin ha chiesto e ottenuto pieni poteri per operazioni militari all'estero, ricevendo supporto dalla Duma di Stato e dall'Assemblea federale. Questo gli ha dato il controllo totale delle forze armate russe senza limiti di tempo o luogo. Nel frattempo, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato sanzioni contro la Russia, inclusa la sospensione del Gasdotto Nord Stream 2, e ha confermato l'annullamento di un incontro programmato tra il segretario di Stato Blinken e il ministro degli esteri russo Lavrov. Il Segretario Generale della NATO ha dichiarato che l'alleanza è in massima allerta.
Nella mattina del 24 febbraio 2022, Putin ha annunciato un'operazione militare speciale nel Donbass, avviando un'invasione dell'Ucraina. L'invasione russa ha preso avvio su quattro fronti: il fronte settentrionale da Bielorussia verso Kiev, il fronte nord-orientale verso Charkiv, il fronte meridionale dalla Crimea e infine il fronte sud-orientale da Luhans'k e Donec'k. Tuttavia, l'avanzata russa verso Kiev si è bloccata a causa delle forti perdite e della resistenza ucraina, portando a un ripiegamento delle truppe russe ad aprile.
Il 8 aprile, le forze russe sono state poste sotto il comando del generale Dvornikov e alcuni reparti sono stati ridistribuiti nel Donbas. Il 19 aprile, la Russia ha lanciato un nuovo attacco su un fronte lungo 500 chilometri. Entro il 13 maggio, una controffensiva ucraina aveva respinto temporaneamente le forze russe vicino a Charkiv. Il 20 maggio, Mariupol' è stata conquistata dai russi dopo un lungo assedio.
Durante l'invasione, le forze russe hanno bombardato sia obiettivi militari sia civili. Gli ucraini hanno lanciato controffensive ad agosto e settembre, e il 30 settembre la Russia ha annesso formalmente quattro oblast' ucraini, ma ciò non è stato riconosciuto a livello internazionale. Dopo l'inizio della conscrizione di 300.000 russi, gli ucraini hanno riconquistato la maggior parte della regione di Charkiv e Cherson l'11 novembre 2022. Il 15 novembre un missile ucraino ha colpito un paese polacco, causando due morti. I russi continuano a bombardare infrastrutture nelle città vicino al fronte.
Secondo il New York Times, a febbraio 2023, la Russia aveva già perso 200.000 soldati. Il 20 febbraio 2023, il presidente degli Stati Uniti Biden ha visitato Kiev, segnando la prima visita di un presidente americano in un paese in guerra senza una presenza militare statunitense. Il giorno dopo, Putin ha dichiarato che la Russia sospendeva l'adesione al trattato di non proliferazione nucleare New START.
Nel giugno 2023, le forze ucraine hanno lanciato controffensive, guadagnando territori nel sud dell'Oblast' di Cherson. Nel giugno 2024, la NATO inizierà a fornire caccia F-16 ai piloti ucraini, che saranno basati presso le strutture della NATO. Putin ha dichiarato che la Russia è pronta ad attaccare questi aerei. Nello stesso mese, Putin ha sostituito quattro viceministri della Difesa.
Il 17 settembre 2024, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che permette all'Ucraina di utilizzare armamenti forniti dai paesi occidentali in territorio russo. Sul fronte del Donbass, a partire dalla battaglia di Adviïvka nell'aprile 2024, i russi hanno lanciato offensiva per avanzare verso Pokrovs'k. Fino all'autunno 2024, la Russia ha mantenuto la linea del fronte e ha conquistato Vuhledar dopo quasi due anni di battaglia.
Invasione ucraina della provincia di Kursk
Lo stesso argomento in dettaglio: Offensiva di Kursk del 2024-2025.
L'offensiva ucraina nella provincia di Kursk, avviata nell'agosto del 2024, è una mossa strategica compiuta dall'Ucraina, che ha costretto la Russia a riposizionare parte delle sue risorse militari. L’obiettivo di questa incursione potrebbe essere multiplo: rallentare l’avanzata russa su altri fronti, come quello nel Donbass, e dimostrare la capacità ucraina di difendersi e colpire obiettivi strategici anche oltre confine. Fonti ucraine riportano che le forze sono riuscite a penetrare per circa 10 chilometri nel territorio russo, mentre il governo di Mosca, descrivendo l'attacco come una “provocazione su larga scala”, ha iniziato a mobilitare rapidamente risorse per respingere le forze ucraine e proteggere infrastrutture come ferrovie e nodi logistici importanti.
Secondo varie fonti giornalistiche e di intelligence statunitensi e ucraine, tutte non smentite dal Cremlino, nella provincia del Kursk starebbero combattendo anche militari provenienti dalla Corea del Nord, al fianco della Russia. La presenza delle truppe nord coreane è stata poi confermata ufficialmente nell'aprile 2025 tanto dal governo russo quanto da quello della Corea del Nord.
Dall'inizio del conflitto nel 2022 la spesa militare russa è aumentata da 210 a 250 miliardi di dollari, risultando in gran parte fuori dal bilancio dello Stato. Il 25 febbraio 2022 Putin ha approvato una legge che obbliga le banche private a concedere credito a condizioni privilegiate a tutte le aziende che svolgono attività legate alla guerra.
L'offensiva estiva russa e la violazione dello spazio aereo polacco
Nel marzo 2025 Putin dichiarò che "ci sono ragioni per credere di poter sconfiggere le forze ucraine" in quanto in estate era prevista un'offensiva, tuttavia è stata considerata un fallimento a seguito di grandi perdite e pochi guadagni dato che a settembre 2025 non avevano ancora raggiunto l'obiettivo di conquistare la città di Pokrovs'k ancora in mano agli ucraini.
L'attacco russo più rilevante fu quello del giugno 2025 in cui l'ucraina vide uno dei più alti numeri di vittime civili dall'inizio dell'invasione, con 232 morti e 1.343 feriti.
Nella notte tra il 9 e il 10 settembre 2025 sono stati registrati almeno 19 droni russi entrati nello spazio aereo polacco che hanno fatto attivare l'articolo 4 della NATO, a seguito di ciò i sistemi di difesa aerea sono stati messi in stato di massima allerta e gli aerei alleati hanno iniziato ad operare nello spazio aereo polacco abbattendo fino ad 8 droni russi.
L'11 settembre 2025 la Polonia ha deciso di limitare il traffico aereo e di schierare circa 40 mila soldati al confine con la Russia e la Bielorussia per rispondere all'esercitazione militare congiunta Russia-Bielorussia ZAPAD25.
Successivamente altri droni, che a detta degli estoni erano russi ma senza prove, entrano nello spazio aereo rumeno e infine in Estonia.