Home - Costituzione - Storia - Politica - Leggi - Cartine - strade - Aeroporti - Porti - Farmacie - Regioni - Comuni in ordine alfabetico - Ricerca Comuni per regione - Ricerca Comuni per provincia - Ricerca Comuni per area geografica - Musei - Scuole - Vacanza - Viaggi

 
ABBASANTA

Abbasanta è un comune situato su di un altopiano di poco più di 300 metri che si trova tra il monte Ferru e il lago Omodeo, la sua economia è basata sulla pastorizia e alcune attività artigianali di fine fattura; lavorazione ferro e legno. Gradevole luogo per residenza estiva.
La sua storia è quella comune di tutto l'altopiano e dei relativi paesi circostanti: Sul territorio sono presenti tracce testimonianti antichissime e sconosciute civiltà, le prime culture classificate risalgono all'Eneolitico iniziale (2700-2000 a.C.), che svilupperà economie in prevalenza agricole con strutture sociali di tipo matriarcale.
Costruzioni caratteristici del periodo sono le Domus de janas, grotticelle a proiezione longitudinale ricavate verticalmente in pareti, all'interno vi si seppellivano i morti con rito dell'inumazione, forse con un rito collettivo. Nel periodo Nuragico, ampie e significative sono le tracce che risalgono all'età del bronzo. All'inizio del secondo millennio a. C. si impone su tutto il territorio una cultura pastorale a carattere nomade, o parzialmente nomade.
In questa epoca nascono le tecnologie e il carattere culturale che hanno portato alla civiltà nuragica e l'erezione dei primi nuraghi, quelli a corridoio, nei quali stretti cunicoli a copertura piatta attraversano il corpo costruttivo che, generalmente, è di sagoma ellittica.
In gran parte i nuraghi sono a struttura semplice, monotorri con camera circolare a tholos, scala, andito e nicchie. Più tardi nasceranno i tipi binati e polilobati, con più spazi e con altri elementi aggiunti addossati.
Nel territorio di Abbasanta e Ghilarza troviamo nuraghi a corridoio (Mortos, Àunes, Sumbòe, Canchèdda, Perd'e Pranu), 1 nuraghe, che presenta una volta allungata, di insolita tipologia (Orgono), 23 nuraghi a tholos (Mura Òdine, Suardzèda, Frùccas, Dzane, Muràccas, Pitzùrri, Arbiàrbu, Tussu, Trubèli, Candzòla, Madàurru, Madàu, Latzònes, Birigheddài, Birighissònes, Crobeccàda, Listìncos, Orgosì, Utturischèla, Trintzàs, Su Cughùtzu, Malòsa, Mura Jòja) 1 nuraghe trilobato (Òschini).
Altri 3 nuraghi semplici si trovano nel territorio di Zuri, frazione di Ghilarza (Is Scova, Furru de sa Tèula, Tzuri ).

Altre strutture caratteristiche che si associano alla civiltà nuragica, sono le cosiddette Tombe di Giganti, sepolture collettive in cui si deponevano le ossa col rito della deposizione secondaria.
A Ghilarza si trovano sette "Tombe di Giganti", dielle quali sei in cattivo stato di conservazione (Càndulas, Listicncos, Mortos I-II, Aunes I-II), un'altra, S'Altare' Su Moro, in buone condizioni.
I villaggi del periodo nuragico erano abbastanza numerosi e rivelano un intensa attività pastorale in epoca preistorica. Essi sono, generalmente, ubicati in prossimità di sorgenti o di corsi d'acqua e, quasi sicuramente lungo itinerari di tipo transumante che collegavano i pascoli del territorio alle pianure del Campidano. Le tracce di questi aggregati sono costituiti da resti di capanne con base spesso circolare, con un basamento in pietra, alto in media mt. 1,10, in origine coperto in legno e materiale stramineo.
Malgrado le alterne vicende della storia, attraverso i secoli la personalità dell'elemento etnico-nuragico non sembra aver subito profonde variazioni, e le tradizionali forme di economie agro-pastorali costituiscono tuttora le caratteristiche fondamentali di gran parte del territorio.

Con la fine dell'età del bronzo, e con l'avvento dell'era del ferro, circa tremila anni fa la Sardegna vide la comparsa di genti provenienti d'oltremare. I resti archeologici di questo periodo non sono evidenti ma forniscono elementi importanti per ricostruire in buona parte il periodo.
I Cartaginesi si fusero con la popolazione locale nuragica, dando origine alla civiltà sardo-punica.
Le tracce di testimonianze nella regione appartengono alla fase recente ce segue la data convenzionale del 525 a.C.
Nessuna traccia fenicia o del periodo arcaico è stata ancora trovata. Più tardi vi si stanziarono guarnigioni e probabilmente nacquero degli agglomerati per garantire lo sfruttamento agricolo e per assicurare i collegamenti con la costa. L'influenza punica fu caratterizzata dal monopolio dello sfruttamento agricolo e dal relativo commercio dei prodotti e le attività agricole soppiantarono sempre più quelle pastorali, sottraendo ad esse lo spazio.  Nel II secolo a.C finalmente la Sardegna fece la conoscenza con la potenza emergente di Roma che nel 215 a.C. sconfissero il capo della resistenza dei sardo-punici Amsicora, e fu così che i romani diventarono padroni del territorio creando in un primo tempo dei presidia e, in seguito, numerose comunità rurali e ville, dimore isolate nelle campagne con proprio appezzamento di terreno coltivabile. Sorsero anche villaggi fortificati, detti castella, per salvaguardare valli, strade e ponti, ma, soprattutto, per contenere le scorrerie dei popoli delle Civitates Barbarie, che continueranno ad effettuare razzie ed azioni di guerriglia fino all'età Imperiale.
I Romani furono autori di un'importante rete stradale: la strada a Turre Karales, che attraversava tutta la regione, e quella che portava a Forum Traiani, nei pressi della quale sorgeva la stazione di Ad Medias, presso Abbasanta, citata nell'itinerario compilato sotto l'Imperatore Marco Aurelio Antonino (211-217 d.C.).
La nuova rete stradale quindi diede un nuovo forte impulso all'economia agricola e pastorale, favorendo scambi e commercio.
Resti di costruzioni romane si trovano dappertutto quasi sempre sovrapposti a quelle precedenti. Molto comuni le tombe romane ad incinerazione del periodo della decadenza in località Sos Lacchèddos.
Successivamente forse Roma non considerò più di tanto il territorio conquistato, tralasciando sempre di più la sua organizzazione, con la conseguenza di un impoverimento in tutto il territorio. Dall'epoca della Roma Imperiale ci fu un nuovo risveglio dell'economia solo nel medioevo con l'avvento del monachesimo che diffuse il suo messaggio di lavoro e di preghiera nell'intera regione.
Il territorio poi divenne preda dei Bizantini, esosi nel governare e mal tollerati dalle popolazioni locali. La dominazione bizantina fu di sfruttamento e pressione fiscale, ma tuttavia, essi lasciarono una traccia indelebile soprattutto per merito della Chiesa greca che occupò un posto di rilievo.
Il movimento monastico orientale favorì l'instaurarsi di numerosi centri religiosi mettendo radici nella regione.
Nel territorio si trovano vari centri religiosi temporanei o novenari, essi sono costituiti da una chiesa circondata da piccole dimore denominate muristenes o cumbessias, sorte allo scopo di accogliere i fedeli novenanti e pellegrini. La disposizione planimetrica è particolarmente interessante dal punto di vista urbanistico per la sua funzionalità.
I novenari sparsi sul territorio circostante di Abbasanta sono: San Serafino, San Giovanni, San Michele e Trempu. Tutta l'area è disseminata di chiese devote a santi del menologio greco: San Giorgio, San Michele, San Serafino, San Sergio, San Giuliano, San Costantino, Santa Vittoria, Sant'Elena, Santa Barbara, San Macario eccetera. Verso la fine del IX secolo ina serie di circostanze e avvenimenti modificarono profondamente il carattere della regione, tra i quali, il più rilevante, la formazione dei "Giudicati".
Questi governi prendevano a loro volta il nome della regione su cui esercitavano: Calari, Arborea, Torres (Logudoro), Gallura.

Fu così che l'intera isola era divisa in quattro giudicati e ogni uno a loro volta suddivisi in curatorie. Le curatorie avevano una limitata estensione geografica, formata da un determinato numero di paesi o ville che per affinità culturali e linguistiche erano legate ad un preciso territorio. Queste comunità, oltre che amministrative e produttive, avevano soprattutto un importante funzione di solidità sociale.
Il territorio è compreso nella regione, storicamente denominata "Guilcer" (con le varianti Guelciuere, Gilciuer, Gilciber, Gelciver, Gelciuer, Guilciver, Bilciver e Guilcieri) che era una curatoria appartenente al Giudicato di Arborea.
Con la fine del giudicato d'Arborea tutta l'area subì episodi di compravendita comuni a tutti i paesi della Sardegna.
Una svolta decisiva per tutta la Sardegna ci fu nel 1478 in seguito alla sconfitta di Leonardo Alagon nella battaglia di Macomer, seguì un periodo buio caratterizzato da ricorrenti carestie e pestilenze che sconvolsero tutto l'aspetto demografico ed economico alla radice. Le campagne si spopolano e molti centri furono abbandonati del tutto.
Il successivo dominio dei borboni cambierò l'aspetto del paese in modo radicale.

Provincia di: ORISTANO
Regione: SARDEGNA
Area Geografica: Isola della Sardegna, Italia insulare
Numero Residenti: 2815: 1378 masche e 1437 femmine
Densità per chilometri quadrati: 70,6
Codice Postale / CAP: 09071
Prefisso Telefonico: 0785
Codice Istat: 095001
Codice Catastale: A007
Famiglie: 955
Abitazioni: 1276
Gli abitanti sono denominati Abbasantesi
Frazioni e Località: Tanca Regia e Sant'Agostino
Confina con: Ghilarza, Norbello, Paulilatino e Santu Lussurgiu

Altitudine s.l.m.: 300
Santo Protettore: Santa Caterina D'Alessandria

Farmacie:

Farmacia San Tomaso
Via A. Guiso, 20
tel 0785 564604 - 0785 52078

 

 

STEMMA DI ABBASANTA

Stemma simbolo del comune di Abbasanta in provincia di Oristano in Sardegna